domenica 22 dicembre 2013

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Garry McCoy: il "castigagomme"


Un'appellativo del genere è inammissibile in grammatica; al massimo sarebbe concesso castigamatti, ma - se la Dorna mettesse in palio il premio "miglior powerslider di tutti i tempi" - allora sarebbe tra i candidati papabili con tale nome.
Australiano di Sydney, classe 1972, Garry militò tra Motomondiale e WSBK per più di un decennio.
Esordì nell'ottavo di litro con una Rotax che fu più un flop che altro, con cui corse solo tre gran premi nel '92. Continuò a correre nella 125 per un quinquennio e, anziché passare nella 250, preferì effettuare il grande passo nella storica 500.
Debuttò nella classe regina con una NSR V2 che non era il massimo, ma passò a guidare la YZR del Red Bull WCM grazie all'infortunio - ed alla mancata intesa con le gomme - di Simon Crafar.
Tre vittorie, sei podi e bagarre epocali; ingaggiate peraltro con i migliori dell'epoca.
I primi tre anni del trinomio McCoy-WCM-Yamaha furono costellati da buoni piazzamenti e condotte di gare spettacolari, come il modo in cui Garry affrontava le curve.
Prestazioni poco soddisfacenti le ebbe quando fu ingaggiato da Kawasaki per la stagione 2003 in sella alla 4T.
Discreta l'annata successiva, in sella alla Ducati nel mondiale delle derivate; da dimenticatoio il 2005 in sella alla Petronas.
Tornò nel Motomondiale per qualche partecipazione sporadica tra Aprilia ed Ilmor, per far ritorno nel 2008 nelle derivate ma in SuperSport con una Triumph dalle prestazioni non all'altezza delle nipponiche.
Tanti gli infortuni, ma Garry guidava "a modo suo": rimaneva composto soltanto in rettilineo ed in percorrenza di curva (seppur minima), poi sempre di traverso. Un'ambasciatore del termine "a bandiera" perché mai composto in entrata ed uscita. Sempre aggressivo, sempre al limite e sempre a posteriore fumante: ecco perché lo definisco "il castigagomme."




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